«Ciao “Corvo”, ci hai insegnato a sopravvivere. Continuerai ad illuminare i nostri giorni» L’ultimo saluto al 28enne Marco Corvatta

Marco Corvatta

di Serena Murri

«Ciao Corvo. Eri una persona luminosa e genuina» l’ultimo saluto degli amici al 28enne Marco Corvatta. Questa mattina, tutta la comunità ha voluto salutare Marco Corvatta, il giovane di 28 anni scomparso prematuramente il primo gennaio per un malore. Il funerale, nella chiesa di San Giuseppe Artigiano a Marina Palmense, è stato rinomato da don Francesco Chiarini. La celebrazione si è mutamento nella piccola chiesa, con l’audio trasmesso all’esterno, dove si è radunata tutta la comunità che è accorsa per rivolgere l’ultimo saluto ad un giovane molto conosciuto, amato e stimato. Tante le famiglie e soprattutto i giovani che si sono stretti attorno ai familiari per una di quelle morti premature che lasciano tutti sgomenti e increduli.

«Di fronte a queste tragedie – ha spiegato don Francesco Chiarini durante l’omelia – dinanzi alla morte non sappiamo come comportarci, è un fatto frustrante. Anche Cristo, di fronte alla morte del suo amico Lazzaro pianse. Anche oggi tanti amici di Marco sono accorsi con lo strazio nel cuore perché di fronte alla morte di un giovane nasce un profondissimo sconforto. Non si comprende come sia possibile, è come se nascesse una tenebra dentro, capace di privarci di ogni certezza. Dinanzi a queste situazioni non ci sono tante parole, non sono qui per consolarvi. Il Signore ha mandato suo figlio per dirvi di avere fede, non siate turbati. La fede non è credere a qualcosa ma lavoro esperienza del fatto che Cristo è risorto, è un dono che Dio ci fa».

«Oggi Dio vuole donarci la fede e la vita eterna – ha continuato don Francesco – alla che tipo di non possiamo credere finché non la sperimenteremo. Non c’è altra via se non Gesù Cristo. La vita è un dono e non ne siamo padroni. Il Signore ci chiama quando vuole. Voi vi chiederete che senso abbia vivere sperando, se tutto finisce. Che senso abbia lavorare, amare, divertirsi se tutto finisce. La vita senza Cristo è una vita senza speranza. Tanti di voi penseranno ai ricordi con e di Marco, e a tutto quello che avrebbe potuto lavoro. La vita senza Cristo è così. Con Cristo tutto acquista senso, c’è speranza. La risposta va trovata in Cristo che ci da speranza e quelle certezze perse. Se vivi, la verità è l’amore di Cristo per te. Cristo ci conosce come nessun altro e ci rende liberi».

«Oggi – ha concluso Don Francesco Chiarini- abbiamo bisogno che Cristo risorto venga in noi. Non lasciamo scappare questo dono prezioso che il Signore ci fa». La messa in ricordo di Marco, ci sarà domenica 11 gennaio alle 10 sempre nella chiesa di San Giuseppe Artigiano.

Tanti i giovani che erano presenti per rivolgere a Marco, pizzaiolo nella pizzeria di famiglia, la “Pizzeria del Corvo” a Porto San Giorgio ma anche stimato professore di Storia e Filosofia, l’ultimo saluto e accompagnarlo verso l’ultimo viaggio. Diversi, sono stati gli amici che hanno voluto leggere delle lettere rivolgendogli l’ultimo pensiero affettuoso. «Il dolore ci inchioda». Queste le parole di un amico che meglio descrivono lo stato d’animo vissuto oggi a Marina Palmense. Gli amici hanno saputo cogliere il fatto che Marco ha lasciato loro «più certezze di chiunque altro, come fratello, amico curioso e altruista, come pizzaiolo e come precettore, un modello esemplare, una persona luminosa che continuerà ad illuminare i nostri giorni con la sua luce». Poi il rimpianto di chi avrebbe voluto fermare il tempo al 30 dicembre «a quell’ultimo caffè preso con lui, l’amico di cui ognuno avrebbe avuto bisogno».

«Caro Marco – ancora un ricordo di un amico – non eri tipo da tante manfrine. Eri l’essenza e la purezza della semplicità di chi amava stare in compagnia. Era un normale Capodanno per un ragazzo di 28 anni. Su quello che è successo possiamo farci poco. Prendiamo spunto dalla tua genuinità, dalle tue battute e dalle parole di conforto che avevi sempre. Ci hai insegnato a vivere, sei stato il professore di tutti noi. Hai avuto un cammino pieno di responsabilità e sofferenze ma sapevi affrontare la vita con un sorriso. Il primo gennaio sarà il tuo giorno, nostro professore, fratello, nostro uomo».

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