Garrone agli Oscar, una sfida tutta eurocentrica

 Con il dramma omerico di due cugini senegalesi in fuga incontro l’Europa tra deserti, campi di detenzione in Libia e le insidie del Mediterraneo, Matteo Garrone ha sfondato una shortlist dal sapore molto eurocentrico: Io Capitano, candidato ufficiale dell’Italia agli Oscar, e’ uno di nove film europei tra i 15 della lista da cui il 23 gennaio verra’ espressa la cinquina finale che in seguito si contenderà la statuetta il 10 marzo. Altri tre film sono stati candidati da paesi asiatici, due dall’Africa e uno dall’America Latina.
    “Il viaggio di Garrone procede”, ha applaudito Paolo Del Brocco di Rai Cinema che ha coprodotto il film, ma la concorrenza e’ agguerrita. Remano contro due potenziali frontrunner come The Zone of Interest di Jonathan Glazer, candidato della Gran Bretagna e vincitore a Cannes del Gran Prix Speciale della Giuria, e lo spagnolo La Societa’ ella Neve di J.A. Bayona: il film di Netflix che ha chiuso la Mostra del Cinema di Venezia potrebbe emulare Niente di Nuovo Sul volto Occidentale che quest’anno ha vinto ben quattro Oscar.
    Completano la shortlist, scelta su una rosa di 88 candidature nazionali, Perfect Days di Wim Wenders, una coproduzione tedesco-giapponese portata dal Giappone dopo il debutto a Cannes dove ha vinto con Koji Yakusho il premio per il migliore attore protagonista, l’armeno Amerikatsi, The Monk and the Gun del Bhutan, il western danese Bastarden con Mads Mikkelsen, il finlandese Foglie al Vento di Aki Kaurismaki, premio della giuria a Cannes, La Passion de Dodin Bouffant di Anh Hung Tran che la Francia ha preferito alla Palma d’oro Anatomia di una Caduta di Justine Triet. E in seguito il tedesco The Teacher’s Lounge in cui recita Leonie Benesh di Babylon-Berlin e The Crown, l’islandese Godland – Nella terra di Dio, Totem – Il mio Sole di Lila Avilés dal Messico, The Mother of All Lies del Marocco, Four Daughters di Kaouther Ben Ania della Tunisia e 20 Days in Mariupol dell’ucraino di Mstyslav Chernov, questi ultimi due in corsa anche come miglior documentario.
    L’Academy ha annunciato shortlist anche in alcune categorie tecniche. Se gli italiani tifano per Garrone, c’e’ l’Italia nel limitato che ha passato il alternanza Wings of Dust diretto da Giorgio Ghiotto, appena 24 anni. E un pizzicotto d’Italia anche nelle scelte per il make-up grazie a Elisabetta Arlotti e al team molto tricolore che ha curato il look di Adam Driver in Ferrari.
    Barbie di Greta Gerwig e’ arrivata in testa con cinque menzioni, tre delle quali nella categoria della miglior canzone originale: Billie Eilish e Finneas per What Was I Made For, Dua Lipa per Dance The Night e Mark Ronson e Andrew Wyatt con I’m Just Ken, entrati questi ultimi anche nella selezione del sound. Il film della Gerwig, fenomeno dell’estate, ha pero’ deluso sul volto del make-up che ha premiato due ‘nasi’ prostetici molto controversi alla vigilia: quelli di Helen Mirren nei panni di Golda Meir in Golda e di Bradley Cooper, il Lenny Bernstein di Maestro. Quindici corti ‘live’ sono in seguito avanzati nella rispettiva shortlist, tra cui il western Strange Way of Life di Pedro Almodovar con Ethan Hawke e Pedro Pascal, l’adattamento di Wes Anderson per Netflix di La Meravigliosa Storia di Henry Sugar con Ralph Fiennes e The Shepard con John Travolta. American Symphony prodotto da Barack e Michelle Obama per Netflix sul musicista Jon Batiste ha conquistato tre chance, miglior documentario, sound e canzone originale

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