Il caso della sanità spiega la insania di rinunciare alle leve del Pnrr

Il grande pubblico sta iniziando a rendersi conto che il governo sta smantellando parti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Invece di usare tutte le forze per portarlo avanti, l’esecutivo sta rinunciando a qualsiasi sforzo per tornare ai vecchi e più comodi finanziamenti ordinari degli investimenti, ben sapendo che con le procedure ordinarie si procede con grande lentezza (e forse mai). Il Pnrr con le sue procedure specifiche e i vincoli temporali avrebbe dovuto essere anche la grande occasione per innovare strutturalmente l’approccio degli enti locali alla spesa per investimenti.

Invece, dopo aver tolto dal Pnrr 13 miliardi destinati alla rigenerazione urbana dei comuni, nella proposta di revisione del Piano, il governo ha deciso di non costruire 414 (su 1.350) ospedali e case di comunità regionali. Così in pratica si rinuncia alla sfida di usare il Pnrr per migliorare le procedure di spesa per investimento. La ragione sarebbe che i costi degli appalti sono aumentati. Ma anche negli scorsi anni i costi degli appalti per le infrastrutture erano aumentati. Eppure il governo Draghi ha costituito un fondo di bilancio per aumentare le dotazioni finanziarie per le gare, non ha rinunciato ex ante al Pnrr.

Nella pandemia ci si è resi conto che ci serve più sanità pubblica territoriale quindi il Pnrr ha stanziato 2 miliardi di euro nella costruzione di 1.350 Case di comunità dove ci lavoreranno i medici di medicina generale. La rassicurazione del governo Meloni è che le 414 unità che escono dal Pnrr saranno realizzate attingendo ai 10 miliardi di euro destinati all’edilizia sanitaria dai fondi di finanziamento ordinari. Esattamente come per i comuni, ovviamente il governo promette altri finanziamenti in luogo di quelli Pnrr, anche perché alcuni progetti sono già in pista, e così facendo allarga le maglie del debito pubblico a meno che queste opere non si facciano mai.

Esiste una relazione approfondita sulle procedure di investimento ordinario per l’edilizia sanitaria pubblica – prodotta dal governo Draghi – che ne mette in evidenza le storiche difficoltà di spesa. Negli anni il programma pluriennale ha messo a disposizione delle regioni – che hanno la competenza esclusiva in materia di sanità – stanziamenti per circa 34 miliardi di euro. Dopo molti anni, le risorse non ancora impegnate e quindi ancora disponibili per la sottoscrizione di Accordi di Programma ammontano a 10 miliardi di euro.

Bene, si dirà, le 414 case di comunità verranno pagate a valere su questi 10 miliardi. Ma leggete come funziona la procedura ordinaria e capirete perché ci vu

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