Elisa Esposito, ovvero la prof del “corsivoe” che sfocia nel “maranzivoe”

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Nota come “la prof del corsivoe”, prima di subire l’ostracismo dei tik-toker, Elisa Esposito diventa virale sui social per la «neo lingua» da lei parlata, sempre più gettonata fra i giovani, e che pare le abbia fruttato la bellezza di più di trentamila euro al mese. Dopo essere scivolati inevitabilmente nel crepaccio della mediocrazia, veicolata da un esasperato slang giovanilistico (giustificato dalle “contrazioni” del linguaggio, imposte dalle rigide regole della telematica “on device”), a quanto pare non bastavano gli anglicismi e quegli strani asterischi, che hanno travestito il nostro bello stilo in un ibrido assurdo.

In sintesi: per afferrare a parlare il corsivoe occorre(va) prendere lezioni, a pagamento, s’intende (c’è stato perfino un professore di sociologia che ha studiato la «nuova lingua» della prof. Esposito per capirne le regole grammaticali…). Quando diceva “sono stordito dal nulla che mi circonda”, Giacomo Leopardi evidentemente non si immaginava nemmeno lontanamente quel che sarebbe stato partorito nei tempi a venire. Oggi i ragazzi non riescono più a mettere una parola dietro l’altra, non sanno essere in corrispondenza, fanno l’analisi del testo, complici forse i programmi ministeriali, senza comprendere il senso (significato) del testo medesimo, si trovano impacciati ad esternare i loro sentimenti perché non posseggono il lessico adatto ad esprimerli. E cosa fanno giornali maître à penser direttori televisivi e compagnia bella?  Invece di sollecitare uno studio più attento della nostra lingua, danno visibilità a una che, imitando alla sans-façon la parlata milanese, biascica parole senza senso. Letteralmente senza senso. Siamo andati ben oltre, sull’aggiogato jussu regis al carretto del politicaly correct -che ormai fa ridere anche i polli; ben oltre la superficialità di un mondo decerebrato, senza più una direzione: al timone è la demenzialità più assoluta. Ma non si pensi che questa sorta di ircocervo sia un fenomeno isolato. «A trentaquattro anni ho scelto il “social egg freezing» – così su Repubblica. «Un sacchetto di patatine a 1800 dollari, la nuova “trollata” di Demna» recita l’articolo seguente. Buongiorno a tutt* amic* trovo scritto su una pagina Facebook. It’s glam! Il punto è: quand’anche si ascrivesse il fenomeno all’iper-ridicolo, a chi dissente, “i nuovi eroi” darebbero del «retrogrado», del boomer. Sì, perché oggi, in nome del «progressismo», si riscrivono (?) i classici e le fiabe per bambini, facendo tabula rasa delle nostre tradizioni, della nostra storia, e della nostra lingua. Con buona pace di Thomas Mann, che definì l’italiano la lingua degli angeli.

 

PS

Ma non basta! A distanza di circa un anno dalla esplosione della neoparlata, la ragazza ha deciso di lanciare su TikTok un nuovo modo di parlare: il “maranzivoe”. Elisa ha spiegato che quest’anno i maranza sono andati molto di moda e da qui è nata l’idea di unire il corsivoe ai maranza. Evidentemente, non le è bastata l’alzata di scudi dei suoi potenziali follower, ai tempi della prima geniale pensata. Ma la “Dante in gonnella” faccia attenzione: ché errare humanum, (sed) perseverare diabolicum!

The post Elisa Esposito, ovvero la prof del “corsivoe” che sfocia nel “maranzivoe” first appeared on Cronache Fermane.

Storie popolari